Per una società della conoscenza
Mi permetto di copiare il titolo dell’editoriale di questa settimana dal motto della “Fondazione Golinelli” che ha di recente (Ottobre scorso, proprio mentre l’ATA festeggiava i suoi primi 20 anni…) coronato il sogno del suo fondatore, il novantacinquenne industriale farmaceutico Marino Golinelli: inaugurare l’Opificio Golinelli, la nuova “città della scienza” di Bologna.
Solo la prima fase, tiene a precisare Golinelli, di un percorso partito 27 anni fa ma che guarda molto in avanti, addirittura 50 anni: con il progetto “Opus 2065”, la Fondazione intende infatti sempre “più rafforzare la strategia e la missione etica orientata all’educazione, alla formazione e alla cultura, per costruire nuovi e più potenti strumenti per preparare i giovani a un futuro imprevedibile”.
Sono rimasto profondamente colpito dall’entusiasmo visionario di questa impresa, dalla qualità degli obiettivi e dei programmi operativi, al di là della “struttura” in sé, ambiziosi, molto ben organizzati e lucidamente orientati a “fornire ai ragazzi (soprattutto in età scolare, partendo anche dai bambini), i futuri cittadini del domani, indirizzi e strumenti che consentano loro di crescere responsabilmente, civilmente e socialmente, favorendo il sorgere di comportamenti etici, per una società più coesa. Giovani in grado di svilupparsi in maniera innovativa e competitiva in un mondo sempre più globalizzato, complesso, multiculturale e imprevedibile.”
Mi sono fermato a riflettere sul fatto che sia un privato ad essere protagonista di un tale progetto e ad investire su di esso ingenti risorse (ma alla fine, nemmeno poi così tante: 12 milioni di euro…). Un modello di “filantropia culturale ed educativa” per noi italiani assolutamente nuovo, se non unico.
E il pensiero non può non andare, parallelamente, alla realtà del nostro territorio di metropoli Europea unica a non avere ancora la sua Città della Scienza, che pure in Italia esistono in altre città, quali Milano, Napoli, Firenze, Trento… ed alle centinaia di milioni di euro (pubblici) spesi in opere ancora incompiute o assolutamente inutili, che danno “bella mostra di sé” in quasi ogni angolo della Capitale.
Eppure, come abbiamo visto, ne basterebbero poche decine – magari anche di “privati illuminati” – per donare ai nostri ragazzi un posto bello che stimoli la loro curiosità intellettuale e la voglia di imparare, capire, crescere e diventare cittadini in grado di migliorare la nostra società e non solo, semplicemente, “subirla”.
Speriamo che la forza di questo esempio sia contagiosa, e ci spinga ad avere obiettivi ambiziosi invece di accontentarci della mediocrità (o nemmeno quella): a me personalmente ha fatto bene scoprirlo e mi ha confortato nella convinzione di portare avanti il più possibile l’impegno anche per la nostra Associazione, per il nostro Osservatorio e i nostri progetti. Piccola cosa, rispetto a quanto sopra, ma a quanto pare più preziosa di quello che possiamo immaginare…
Luca Orrù
Presidente ATA