Cambiamento climatico: emergenza planetaria reale

E’ un dato incontestabile: il clima sta cambiando, come mai prima d’ora, con gravi conseguenze per l’ambiente, per la vita e per la salute umana, e la colpa è degli attuali modelli di sviluppo socio economico. A riferirlo nella conferenza “Il clima sulla Terra: situazioni, scenari e criticità” che si è tenuta ieri al palazzo comunale di Frascati è il geofisico Silvio Gualdi, primo ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e Senior Scientist presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). L’evento rientra nell’ambito della manifestazione “Incontri di scienza 2017 – Alla ricerca di Gaia” organizzata dall’Associazione Tuscolana di Astronomia (ATA), in collaborazione con l’Associazione Eta Carinae, per favorire la diffusione della cultura scientifica.

A testimoniare il cambiamento climatico in atto sono diverse evidenze scientifiche. “Dalla seconda metà del 1800 ai giorni nostri la Terra è stata interessata da un forte riscaldamento climatico, che si è intensificato negli ultimi decenni. Tale riscaldamento è dimostrato dall’aumento medio globale della temperatura dell’aria e degli oceani, dallo scioglimento diffuso di neve e ghiacciai e dal conseguente innalzamento medio globale del livello del mare”, afferma l’esperto. “Oltre ai valori medi, stanno cambiando pure quelli estremi. Per esempio, c’è una chiara tendenza alla riduzione delle notti di gelo su tutto il pianeta e, contemporaneamente, all’aumento delle cosiddette notti tropicali”.

La colpa del cambiamento climatico che osserviamo è, neanche a dirlo, dell’uomo. Due le principali attività antropiche incriminate e particolarmente dannose perché responsabili dell’aumento dell’effetto serra e quindi del surriscaldamento del nostro pianeta: la deforestazione e l’emissione di gas derivanti dalla combustione di carburanti fossili da parte delle industrie. L’effetto serra è un fenomeno naturale e di per sé positivo, senza di esso infatti la Terra non sarebbe abitabile: i gas in traccia presenti in atmosfera, quali per esempio l’anidride carbonica e il metano, assorbono la radiazione terrestre emessa dal pianeta, investito dalla radiazione solare, riscaldando così l’aria. Il problema è che le suddette attività antropiche hanno causato un anomalo ed eccessivo aumento dei gas a effetto serra, come dimostrano gli studi condotti sulle carote di ghiaccio. “Se analizziamo le particelle d’aria rimaste intrappolate all’interno del ghiaccio al momento della sua formazione ci accorgiamo che negli ultimi 1000 anni il contenuto dell’anidride carbonica nell’atmosfera è stato costante e che è aumentato rapidamente a partire dal 1850 passando da una quantità pari alle 280 parti per milione al valore attuale di oltre 400 parti per milione”, sottolinea il ricercatore.

Conferme delle responsabilità dell’uomo provengono anche dall’impiego di modelli matematici di simulazione climatica. “Il sistema climatico è un sistema complesso governato dal sole e composto da una serie di componenti tra loro interagenti, di cui le principali sono: l’atmosfera, gli oceani, i ghiacci e la biosfera. Fattori sia naturali, come le eruzioni vulcaniche, che antropici sono in grado di influenzare il sistema”, spiega Gualdi. “Dal momento che le componenti del sistema rispondono alle leggi della fisica possiamo usare i modelli matematici per fare degli esperimenti. Le simulazioni vengono condotte dando ai modelli tutte le informazioni che regolano il clima. Se escludiamo i forzanti antropogenici i modelli non riproducono il trend al riscaldamento osservato. Ciò dimostra che il cambiamento climatico è provocato in larga parte dall’uomo”.

Gli stessi modelli possono essere usati per prevedere le future evoluzioni del sistema climatico. Per farlo occorre conoscere però l’entità del forzante antropogenico, cioè le concentrazioni di gas serra che verranno prodotte. “Sono stati ipotizzati molti scenari futuri, riconducibili a due tipologie principali: lo scenario basato su un massiccio uso di combustibili fossili e la prospettiva di sviluppo che si fonda sull’uso di fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie più efficienti”, prosegue Gualdi. “A noi interessano le concentrazioni di gas serra relative ai vari scenari da dare in pasto ai modelli e che tendono a rimanere costanti nel tempo anche al ridursi delle emissioni. Quello che abbiamo visto è che tutti gli scenari sono caratterizzati da un aumento della temperatura, più o meno significativo a seconda del tipo di risorse energetiche impiegate”.

Ma perché dobbiamo preoccuparci dei cambiamenti climatici? Perché i loro effetti sono molteplici e catastrofici. La fusione dei ghiacciai, in particolare di quelli continentali della Groenlandia e dell’Antartide, produrrà un aumento significativo del livello del mare che sarà pari a un metro entro la fine del secolo. Ciò si tradurrà in inondazione e perdita delle aree pianeggianti costiere dove si concentra gran parte della popolazione del pianeta. Le mareggiate faranno sentire inoltre i loro effetti su aree continentali più interne. Il cambiamento climatico è responsabile pure delle variazioni delle precipitazioni che aumenteranno in alcune regioni del pianeta e diminuiranno in altre, con conseguente ridistribuzione delle risorse idriche e forte impatto sulle società umane. Tra le aree interessate da stress idrico, cioè siccità, e quindi da un aumento del numero di incendi, rientra il Mediterraneo. In sintesi, i cambiamenti climatici hanno forti impatti su tantissimi aspetti della nostra vita, sulla salute, sull’agricoltura nonché sugli ecosistemi naturali.

E’ chiaro quindi che bisogna intervenire con urgenza e mettere un freno al cambiamento climatico modificando gli attuali modelli di sviluppo socio economico ecologicamente insostenibili, come sottolinea l’esperto: “In futuro avremo cambiamenti più o meno intensi della temperatura a seconda del tipo di modello di sviluppo socio economico che adotteremo. Gli scenari presi in considerazione hanno un range di incertezza molto grande, come pure gli stessi modelli, lontani dall’essere perfetti in quanto deduzioni di un sistema climatico molto complesso. Ma l’incertezza non deve rappresentare un limite e rallentare la ricerca di soluzioni all’attuale problema – prosegue Gualdi – Non dimentichiamoci che il cambiamento climatico ha pure forti implicazioni etiche, dal momento che i paesi industrializzati che ne sono responsabili sono i meno colpiti a differenza di quelli più poveri, oltre che risvolti economici e finanziari da prevenire. Dobbiamo quindi necessariamente implementare politiche per adattarci e ridurre l’impatto di questi cambiamenti sulla nostra società e per far sì che il clima non cambi fino al punto in cui adattarsi risulterà molto difficoltoso sia dal punto di vista economico che sociale”. La sfida è aperta.

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