Metalli dagli asteroidi e ortaggi da Marte

Dal 1972 nessun essere umano ha lasciato la gravità terrestre: siamo un po’ arrugginiti, dobbiamo fare di più e meglio. Questo il monito lanciato ieri da Giovanni Bignami, astrofisico e accademico dei Lincei, durante la conferenza “La colonizzazione dello spazio da parte dell’umanità: ipotesi e possibilità” al palazzo comunale di Frascati. L’evento rientra nell’ambito della manifestazione “Incontri di scienza 2017 – Alla ricerca di Gaia” organizzata dall’Associazione Tuscolana di Astronomia Livio Gratton (ATA) per favorire la diffusione della cultura scientifica.

Una delle possibili mete da colonizzare sono gli Asteroidi situati tra le orbite di Marte e Giove. Ne esistono di diverse dimensioni e composizioni, come sottolinea l’astrofisico: “Gli asteroidi si distinguono in carbonacei e metallici. Sulla superficie di questi ultimi troviamo molti metalli che possono offrire all’uomo benefici commerciali interessanti”. Anziché prelevare i metalli, impiegati in gran parte nel campo della tecnologia, dal fondo del mare a detrimento della fauna che vi abita, si possono usare gli asteroidi come miniere di metalli preziosi. “La NASA pensa di andare sugli asteroidi con una missione prima robotica e poi umana”, aggiunge Bignami. “Per prima cosa bisogna selezionare l’asteroide giusto: quello con maggior contenuto di metalli, poi si manda verso l’asteroide prescelto una sonda automatica che lo raccoglie, lo intrappola al suo interno e lo trasporta in un’orbita di parcheggio, per esempio intorno alla Luna. Qui vi giungono poi con una capsula abitativa gli astronauti che, una volta a contatto con la sonda, tagliano l’involucro che avvolge l’asteroide per prelevare i campioni da portare sulla Terra”.

Tra le mete più ambite c’è anche Marte. Per far arrivare l’uomo sul pianeta rosso bisogna far uso però della fissione nucleare: reazione in grado di liberare l’energia necessaria a far decollare l’astronave. “Con la propulsione chimica si può pensare di mandare su Marte tutto il materiale che occorre, non il personale umano”, precisa l’esperto. “Poi può partire l’equipaggio a bordo di un’astronave che pesa centinaia di tonnellate e che deve viaggiare a 50 km al secondo. Si rende pertanto necessario un efficiente sistema di propulsione nucleare”. La nostra tana su Marte può essere rappresentata, secondo l’esperto, dai tunnel di lava dove ci si può infilare per gran parte del tempo e dove costruire delle serre per la coltivazione di ortaggi, come per esempio gli asparagi.

Le possibilità di colonizzazione dello spazio da parte dell’uomo non finiscono qui. “Si potrebbe pensare di andare anche oltre, per esempio su Giove e sul suo satellite Europa, per vedere se c’è vita”, aggiunge l’astrofisico. “Per farlo occorre un sistema di propulsione non più a 50 km al secondo, bensì a 500 Km al secondo. Dobbiamo in questo caso sfruttare la reazione di fusione nucleare”. O ancora, si potrebbe pensare di visitare i pianeti delle nostre stelle più vicine, come Proxima centauri, attorno alla quale orbita un pianeta molto simile alla Terra. Per andare oltre il sistema solare serve ovviamente un ulteriore salto di qualità, ovvero di energia: bisogna usare l’annichilazione materia-antimateria per far raggiungere all’astronave velocità ancor più elevate.

“Il nostro destino di esploratori ci porterà sicuramente lontano, soprattutto per soddisfare la curiosità di sapere se esistono nell’Universo intorno a noi altri pianeti in grado di ospitare la vita”, conclude Bignami. “Abbiamo scoperto migliaia di pianeti, molti dei quali hanno caratteristiche molto simili a quelle della Terra, come per esempio il sistema di pianeti attorno alla stella Trappist-1 a soli 40 anni luce da noi. Non ci rimane che sviluppare gli strumenti per realizzare il viaggio alla scoperta e alla conquista dello spazio”.

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