2014 JO25 SFIORA LA TERRA

Fig. 1_fonte_JPL_NASA_GOV

Figura 1

2014 JO25, questa è la sigla provvisoria affibbiata a questo piccolo asteroide di circa 600 m di diametro innalzato alla ribalta delle cronache suo malgrado per esserci passato troppo vicino. Il “troppo vicino”  ammonta a circa 1,8 milioni km di distanza che con notazioni a noi più intuibili è paragonabile a circa 4,6 volte la distanza della Luna alla Terra come è meglio evidenziabile in figura 1  (Fonte immagine: JPL (https://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?feature=6807).

L’annuncio era stato dato con qualche enfasi dai maggiori rotocalchi nazionali come spesso accade quando un qualche masso roccioso prova ad avvicinarsi al nostro pianeta. In effetti, secondo alcune stime, per attenderci un altro passaggio così ravvicinato occorre aspettare altri 400 anni. Ad onor del vero bisogna anche dire che di massi rocciosi di natura asteroidale ne passano molti e in tutti i mesi dell’anno e molto più vicino alla Terra, solo che sono di gran lunga più piccoli, dell’ordine delle diecine di metri e anche se dovessero impattare con la nostra atmosfera non ci sarebbero danni per le persone e le cose ma si assisterebbe ad uno straordinario spettacolo pirotecnico.

Ma torniamo al nostro amico dalla sigla strana. Il suo massimo avvicinamento era previsto per il 19 aprile e la sua magnitudine era sempre prevista raggiungesse un valore compreso tra la 10^ e la 11^. Ovviamente spinti dalla curiosità e dalla meraviglia che sempre suscitano in noi questi piccoli oggetti celesti, il Gruppo Ricerca dell’ATA non si è lasciata scappare questa ghiotta occasione e quindi abbiamo cercato subito di puntare questo microscopico granello di roccia con la speranza che le effemeridi che fornisce il Minor Planet Center fossero abbastanza precise da permetterci di inquadrare subito l’oggetto. In effetti una volta impartite le coordinate al nostro sistema di puntamento automatico e scattata con una certa ansia la prima foto è apparso subito una striscia luminosa prodotta dal veloce movimento proprio dell’asteroide che rappresenta in un certo qual modo la sua firma luminosa.

Fig. 2

Figura 2

A quel punto lo avevamo nel mirino e non ce lo siamo fatto scappare fino alla fine delle nostre osservazioni. Ma facciamo un passo indietro, le ultimissime osservazioni eseguite però con il grande radiotelescopio di Arecibo ci forniscono l’immagine radio dell’asteroide (figura 2). Fonte immagine: Planetary Radar Science Group – Arecibo Observatory) che sembra avere forma bilobata e assomigliare molto alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, visitata di recente dalla sonda Rosetta. Con questa osservazione si è potuto vedere la forma dell’asteroide e le sue dimensioni risultano pressoché raddoppiate e valutate attorno agli 1,3 km. La cosa diventa ancora più interessante, in quanto un eventuale impatto con un oggetto di queste dimensione avrebbe conseguenze veramente disastrose a livello planetario. Fortunatamente la sua distanza ci tiene al riparo da qualsiasi contatto e conseguenza.

Fig. 3

Figura 3

Ma torniamo a noi. Considerata la sua elevata velocità relativa, praticamente ogni foto viene “strisciata” e quindi ci siamo limitati ad eseguire una posa di circa 60 s e quindi impressionare la scia luminosa lasciata dall’asteroide come si vede in foto (figura 3). Per dare un idea della sua velocità apparente, un osservatore a terra e ad occhio nudo vedrebbe l’asteroide percorrere una distanza angolare in cielo pari a quella della Luna piena (circa 30” d’arco) in soli 10 minuti! Quindi stare dietro a quella scia luminosa col nostro telescopio e eseguire fotografie non è stata cosa agevole.

Figura 4

Figura 4

Un’altra immagine d’effetto è quella di figura 4 dove si vede l’asteroide ripetuto svariate volte. Questa immagine è stata realizzata utilizzando una tecnica di “stacking” ovvero sovrapponendo tante immagini della stessa porzione di cielo mentre il nostro pianetino l’attraversava per tutta la sua lunghezza.

Maurizio Scardella

Responsabile Settore Ricerca ATA


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